Felipetto Anderson sta attirando l’attenzione su di sé, ma non in senso positivo come faceva una volta. “In bene o in male purché se ne parli”, è vero sì, ma solo a metà.

Un “caso” pare stia scoppiando in casa Lazio e pericolosamente somiglia ad un altro “caso” esploso appena un anno fa; Keita.

Subito è doveroso però un chiarimento.

Il motivo che ha spinto alla non convocazione del brasiliano nella trasferta  al San Paolo da parte della società capitolina, di cui Peruzzi e Tare ne hanno fatto le veci, non è da trovare nel diverbio con Inzaghi nel post Lazio-Genoa.

Le liti tra allenatori e calciatori non sono cose strane, sono avvenute ed avvengono in ogni club esistente al mondo. Si chiude la parentesi e si guarda avanti senza strascichi.

Anche per Inzaghi era già un capitolo dimenticato, ma forse non per Felipetto.

Torniamo alla disfatta di Lazio-Genoa. Dopo la gara squadra ed il mister si sono dati  appuntamento a mercoledì per il consueto allenamento.

Ore 15:00, pranzo in sede, c’è però una rumorosa assenza; Anderson non si è visto a pranzo, né tantomeno sul campo per la seduta di preparazione.

In virtù di quanto accaduto, la società lo ha convocato per le 17:00 quando un irremovibile Peruzzi ed ancor più irremovibile Tare, hanno comunicato al brasiliano la mancata convocazione per il San Paolo.

Punizione che fu inflitta a Keita per lo stesso motivo; assenza ingiustificata. E qui la somiglianza diventa ancora più evidente.

Felipe dal canto suo avrebbe espresso il suo malcontento ed il desiderio di giocare di più, c’è chi lo chiama “capriccio” e chi, come me, dà ragione a Diaconale interpretandolo come “attaccamento alla maglia”. Ognuno di noi può vedere in questo atteggiamento ciò che meglio crede.

Il numero 10 ha aggiunto inoltre di non sentirsi poi tanto considerato, o meglio, non come lo era prima dell’infortunio.

La società, oramai presa la decisione di escluderlo per il match contro il Napoli, ha risposto che ogni giocatore deve agire in funzione del gruppo e non per ciò che reputa miglior tornaconto individuale.

Una bozza di chiarimento, un colloquio faccia a faccia, eppure le scuse di Felipe non sono ancora arrivate.

Nell’ambiente biancoceleste si spera che l’esclusione di sabato non sia la prima di molte altre, soprattutto ci si augura che Anderson abbia capito il suo errore e che ritorni velocemente sul giusto binario.

 

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